Sui referendum che si terranno il 12 giugno prossimo è calata una cortina di silenzio, quasi ci fosse un disegno politico per impedire che se ne discuta oltre ad un certo snobismo di fondo che ritiene i cittadini incapaci di comprendere i temi sulla giustizia.
Una delle obiezioni principali contro i referendum, infatti, è che su questa materia non si possa intervenire in questo modo. Ma si tratta di un’obiezione elitaria e antidemocratica: non c’è motivo perché la giustizia – che entra nella vita delle persone e anche pesantemente – non sia considerata un tema sociale, tra l’altro proprio in un momento storico in cui la grande maggioranza degli italiani è sfiduciata nei confronti del sistema giudiziario. Come ha spiegato il prof. Giovanni Guzzetta, sui referendum si stanno sollevando allarmismi e disinformazione, mentre il corpo elettorale merita rispetto e dovrebbe essere correttamente informato (https://ristretti.guido.link/sui-referendum-allarmismi-e-disinformazione-il-corpo-elettorale-merita-piu-rispetto).
Non si tratta peraltro di un voto contro i magistrati, ma di un voto per valorizzare la funzione giurisdizionale focalizzando l’attenzione sulla necessità di un giusto processo, di un maggiore equilibrio nell’ordinamento giudiziario, e, soprattutto, nel rapporto tra funzioni e poteri. E dal momento che la giustizia, in uno Stato di diritto, è amministrata in nome del popolo, gli elettori avrebbero dovuto essere informati – attraverso un pubblico dibattito – dai partiti politici, che invece continuano ad avocare a sè in via esclusiva la delega su scelte e decisioni fondamentali per la vita dei cittadini.
Per questo il 12 giugno occorre andare a votare. Il rischio che il quorum non si raggiunga è infatti elevato, mentre proprio una buona partecipazione rappresenterebbe un messaggio forte al legislatore sulla necessità di una riforma radicale del sistema giudiziario per tutelare maggiormente i diritti individuali attraverso una giustizia più efficiente, più equa e più giusta. In particolare una buona affermazione del Sì su tre dei cinque quesiti referendari (i numeri 3, 4 e 5 rispettivamente su elezione CSM, separazione carriere e consigli giudiziari) rafforzerebbe anche la riforma della giustizia della ministra Cartabia nel passaggio definitivo al Senato. Come ha spiegato il prof. Bartolomeo Romano, “sono referendum chiari e votarli è un diritto sacrosanto dei cittadini. Cambiare la giustizia è indispensabile ma il Parlamento non può farlo da solo” (https://euwpm02.newsmemory.com/ildubbio/news/2022/05/30/sono-referendum-chiari-e-votarli-e-un-diritto-sacrosanto-dei-cittadini/).
IL DIBATTITO: GIUSTIZIA, REFERENDUM, DEMOCRAZIA
Numeroso e attento il pubblico intervenuto all’incontro che la nostra associazione Veneto per le Autonomie ha organizzato mercoledì 1° giugno alla Libreria Lovat di Villorba (TV) con la partecipazione di Carlo Nordio, presidente del Comitato “Sì per la libertà, sì per la giustizia” (https://www.unsiperlagiustizia.it), già procuratore aggiunto della Procura di Venezia e componente del Cda della Fondazione Luigi Einaudi. A questo link il video dell’incontro: https://bit.ly/3zpvoQT
IL FOCUS: I QUESITI REFERENDARI
Quesito 1 SCHEDA ROSSA
Abrogazione del decreto Severino su sospensione, incandidabilità e decadenza per alcune condanne.
E’ il quesito più controverso insieme a quello sulle misure cautelari. Esiste infatti il problema reale dell’automatismo della sospensione di amministratori locali e regionali per sentenze non definitive, spesso smentite nei gradi successivi, che andrebbe eliminato. Il quesito però (essendo il referendum abrogativo) elimina anche la decadenza e l’incandidabilità a seguito di sentenze definitive. Su questo argomento si basano i sostenitori del No, anche se ammettono che in caso di vittoria del Sì non ci sarebbe comunque un ampio vuoto normativo perché per le sentenze definitive ci sono comunque in vari casi le pene accessorie dell’interdizione perpetua o temporanea dai pubblici uffici. In altre parole ciò che verrebbe cancellato in caso di vittoria del Sì a questo quesito è l’automatismo che oggi colpisce soprattutto gli amministratori locali, per i quali oggi la sospensione scatta automaticamente con la sentenza non definitiva (mentre per i parlamentari e membri del governo scatta solo in casa di sentenze definitive). In ogni caso il Parlamento può ben intervenire dopo il referendum nel caso vincessero i Sì per colmare eventuali lacune normative.
In questa intervista di Gianpaolo Catanzariti, co-responsabile dell’Osservatorio Carcere Ucpi, ricorda come la c.d. Legge Severino “è stata più dannosa che utile” visto che le statistiche più recenti ci dicono che su “9 persone condannate per abuso d’ufficio in primo grado, ben 8 vengono assolte nei gradi successivi” e “su 3 persone per corruzione e peculato almeno 2 sono destinatarie di assoluzione in appello” (https://euwpm02.newsmemory.com/ildubbio/news/2022/03/21/legge-severino/).
Quesito 2 SCHEDA ARANCIONE
Limitazione delle misure cautelari in genere
Il quesito limita le possibilità di adottare misure cautelari (obblighi di firma, arresti domiciliari, ecc., compresa la carcerazione preventiva) nel solo caso di reiterazione dello stesso reato. Anche i sostenitori del No ammettono che l’eccessivo ricorso alla carcerazione preventiva costituisce un abuso, in contrasto con il principio costituzionale di presunta innocenza della persona sottoposta a indagine o a processo. Ma affermano che, intervenendo sulla tipologia della possibile reiterazione del medesimo reato in casi quali ad esempio lo stalking, la truffa, reati fiscali e finanziari, in caso di vittoria del Sì vi sarebbe un pericolo obiettivo. Dimenticano però di dire che secondo i dati del Ministero della Giustizia nel solo 2019 sono stati riconosciuti circa mille casi di detenzione ingiusta, cioè di persone che sono state poste in carcere o agli arresti domiciliari e poi assolte. E che se nei confronti di una donna è stata usata violenza, e la violenza psicologica dello stalking è violenza, la misura cautelare continua ad essere applicabile (https://euwpm02.newsmemory.com/ildubbio/news/2022/06/01/no-il-referendum-sulla-custodia-cautelare-non-lascera-le-donne-in-balia-dei-loro-aggressori-ecco-perche/).
Quesito 3 SCHEDA GIALLA
Separazione delle funzioni dei pubblici ministeri dell’accusa dai magistrati che giudicano
E’ il quesito più importante in termini di sistema, che si inserisce nella scia della riforma dell’articolo 111 della Costituzione del 1999 che in chiave liberale richiede un giudice terzo rispetto ad accusa e difesa. Rispetto a questa esigenza di equilibrio del sistema non convincono le obiezioni pragmatiche (lasciamo scegliere dopo un certo periodo di esperienza, in pochi passano effettivamente, ecc.) perché il fatto che nel processo penale di rito accusatorio (all’americana) da una parte stanno insieme giudice e pubblico ministero (accusa) e dall’altro il difensore dà vita a uno squilibrio strutturale a sfavore della difesa del cittadino indagato.
L’articolo 12 del testo sulla riforma della giustizia Cartabia, ora al Senato, va nella stessa direzione, riducendo i passaggi di funzione ammissibili da 4 a 1, ma se vincesse il Sì al quesito i passaggi sarebbero azzerati e quindi dopo il superamento del concorso il neo magistrato dovrebbe scegliere se intende svolgere la funzione giudicante o quella di pubblico ministero.
Quesito 4 SCHEDA GRIGIA
Valutazione dell’operato dei magistrati
Rispetto al sistema vigente, che finisce col promuovere tutti i magistrati con giudizi estremamente favorevoli e per progressioni pressochè automatiche di carriera, vi è la necessità di introdurre elementi di valutazione che rompano l’autoreferenzialità. Se vincesse il Sì sarebbe consentita nei consigli giudiziari distrettuali la valutazione sulla professionalità dei magistrati anche da parte di avvocati e professori universitari, valutazione che avrebbe carattere di parere motivato a supporto delle decisioni del Consiglio Superiore della Magistratura, dove peraltro i magistrati sono in netta maggioranza sui membri non togati eletti dal Parlamento. Anche questo quesito è in linea con la riforma Cartabia, che all’art. 3 apre alla valutazione dell’operato dei magistrati da parte anche degli avvocati.
Quesito 5 SCHEDA VERDE
Sistema elettorale per l’elezione di magistrati al Csm
Con questo quesito si mira ad eliminare la raccolta di firme per la presentazione della candidatura dei magistrati nella elezione al Consiglio Superiore della Magistratura. Mette quindi in discussione l’attuale sistema basato sulla fotografia delle correnti, anche se con impatto obiettivamente limitato perché non interviene sulla trasformazione dei voti in seggi. Anche questo quesito è in linea con la riforma della giustizia della ministra Cartabia.
LINK UTILI SU SCHEDE E QUESITI DEI 5 REFERENDUM
Per finire, a questo link della rivista Aggiornamenti sociali si trova per ogni quesito referendario una sintesi chiara ed efficace con le posizioni pro e contro:
A questo link del Ministero dell’Interno si trovano i quesiti e colori di ciascuna scheda per i referendum abrogativi che ci saranno al seggio domenica 12 giugno: https://www.interno.gov.it/it/notizie/quesiti-e-colori-schede-i-referendum-abrogativi-12-giugno