Stallo Autonomia: non è bloccando le Regioni più virtuose che si aiuta la crescita del Paese

Con la richiesta di maggiore autonomia, Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna chiedono di invertire la rotta che ha visto fino ad oggi traditi i principi, iscritti nella Costituzione, della sussidiarietà, del pluralismo e dell’autonomia a vantaggio di politiche centralistiche assistenzialiste che hanno ampliato il divario tra Nord e Sud del Paese. Invece il livello della discussione in atto tra le forze politiche al Governo, ma anche all’opposizione, dimostra che si sta continuando a difendere lo status quo per supposti motivi di consenso elettorale al Sud. Lo stesso Salvini, in fondo, confermando che esistono ormai due Leghe (la sua e quella di Zaia), ha dato il via libera ad un’intesa annacquata, con la possibilità di emendamenti in Parlamento e, sulle risorse, accettando la prevalenza del criterio della spesa storica e la costituzione di un fondo perequativo alimentato dall’eventuale extragettito generato sul territorio delle regioni virtuose da dividere con le altre.

Ricordo, a tal proposito, quanto disse il Procuratore generale della Corte dei Conti Alberto Avoli nel giudizio sul rendiconto generale dello Stato per l’esercizio 2017: “la ripartizione dei flussi finanziari dallo Stato alle Regioni deve tenere conto del principio per cui le entrate tributarie maturate in un territorio debbono in una parte sostanziale essere destinate ai bisogni di quel territorio; la restante quota si definisce di coesione, in quanto volta a consentire la copertura dei servizi generali e degli oneri di solidarietà nazionali”.

Ho molti dubbi, quindi, che quella intrapresa al tavolo del Governo sia la strada per dare risposta allo sviluppo della nostra regione, ma anche dell’intero Paese. Non è bloccando le Regioni che chiedono di poter sperimentare l’autonomia responsabile che si aiuta la crescita. Piuttosto il Governo dia subito attuazione alla legge sul federalismo fiscale, individuando i Lep e i fabbisogni standard, riconosca la più ampia autonomia auspicata dalla Costituzione alle Regioni in grado di farlo, occupandosi invece di più degli strumenti per ridurre il gap dove vi è bisogno.

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